In un cambiamento significativo, le principali aziende di semiconduttori, tra cui UMC, stanno trasferendo proattivamente i loro ordini di produzione dalla Cina. Questa mossa strategica arriva in previsione di potenziali sanzioni e politiche commerciali che potrebbero essere introdotte dalla prossima amministrazione Trump.
Scenario normativo previsto: il futuro dell’industria cinese dei semiconduttori
Mentre il presidente eletto Donald Trump si prepara a entrare in carica nelle prossime settimane, l’industria tecnologica si sta preparando per una sostanziale revisione delle politiche normative. Questo imminente cambiamento sta spingendo numerose aziende ad adottare misure drastiche per mitigare l’impatto delle future tariffe. Un recente rapporto del Taiwan Economic Daily evidenzia la decisione di UMC di ritirare gli ordini di semiconduttori che erano stati precedentemente piazzati in Cina, con l’obiettivo di eludere le tariffe previste una volta che la nuova amministrazione assumerà il potere.
UMC, insieme a varie aziende di progettazione di circuiti integrati (IC), si sta concentrando specificamente sullo spostamento degli ordini per i vecchi e consolidati processi di produzione di chip, in particolare quelli costruiti sul nodo a 28 nm. A seguito delle recenti azioni dell’amministrazione Biden, che hanno comportato l’inasprimento delle sanzioni sul settore dei semiconduttori cinese, il settore sta incontrando nuove sfide. Queste sanzioni includono indagini sui chip legacy utilizzati in vari segmenti di mercato, dall’automotive all’elettronica di consumo.
Le aspettative sono alte che l’amministrazione Trump introdurrà tariffe severe che avranno un impatto sulle esportazioni di semiconduttori della Cina. In risposta, organizzazioni come UMC stanno presumibilmente avviando la produzione di chip a 28 nm e 22 nm a Taiwan, deviando così gli ordini dai fornitori cinesi. I giganti della tecnologia, tra cui AMD e NVIDIA, stanno perseguendo strategie simili, accelerando la produzione di unità di elaborazione grafica (GPU) di prossima generazione per contrastare l’incombente minaccia di tariffe estese.
Se la nuova amministrazione statunitense dovesse imporre tariffe e restrizioni in modo aggressivo, è probabile che l’industria dei semiconduttori debba affrontare significative interruzioni della catena di fornitura. L’attenzione rivolta al rafforzamento della produzione nazionale di semiconduttori negli Stati Uniti solleva interrogativi sulle dinamiche future dei mercati globali. Sarà fondamentale monitorare come si sviluppano questi sviluppi e le loro implicazioni sul commercio internazionale e sulla tecnologia.
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