
Sentenza rivoluzionaria sui diritti di accesso ai dati degli utenti
Nel gennaio 2019, l’organizzazione austriaca per la privacy “None of Your Business” (Noyb) ha avviato una serie di reclami strategici contro le principali piattaforme di streaming, tra cui Netflix, Spotify e YouTube. Questi reclami sostenevano che tali servizi non rispettassero le disposizioni sul “diritto di accesso” di cui all’articolo 15 del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR).
Questo regolamento conferisce ai cittadini dell’UE il diritto di richiedere una copia dei propri dati personali e di ricevere chiarimenti su come vengono utilizzate le loro informazioni. Durante la sua indagine, Noyb ha rivelato che alcune aziende che impiegavano sistemi automatizzati hanno restituito richieste di dati incomplete, mentre altre, come SoundCloud, non hanno risposto affatto.
Sviluppi recenti: la vittoria di Noyb
Cinque anni dopo, l’Autorità austriaca per la protezione dei dati (DSB) ha emesso una sentenza contro YouTube. Secondo Martin Baumann, avvocato specializzato in protezione dei dati presso Noyb, la battaglia legale è stata “assurda” e ha criticato Google per aver deliberatamente prolungato il procedimento legale anziché limitarsi a fornire agli utenti i loro dati.
La sentenza del DSB, disponibile in tedesco, ha criticato duramente il complesso sistema di accesso ai dati di Google. L’autorità ha sottolineato che il sistema “portale” dell’azienda complica inutilmente il processo per gli utenti, obbligandoli di fatto a svolgere il ruolo di investigatori digitali.
Secondo quanto riferito, la comunicazione di Google istruiva gli utenti a compilare i propri dati da una serie di piattaforme self-service come Account Google, Le mie attività e Google Dashboard. Questo spesso culminava nell’utilizzo di Google Takeout, che esporta file in formati come JSON, generalmente illeggibili per l’utente medio. Il DSB ha affermato fermamente che questa metodologia sposta illegalmente la responsabilità del recupero dei dati dall’azienda e non fornisce una copia completa e comprensibile dei dati personali come previsto dalla legge.
Approfondimenti e implicazioni normative
Noyb ha affermato che l’intento iniziale di Google era quello di far supervisionare questo caso in Irlanda, riconoscendo la lentezza e la permissività del contesto normativo locale. La Commissione irlandese per la protezione dei dati (DPC) è stata spesso criticata per la sua risposta poco brillante a tali questioni. Il fondatore di Noyb, Max Schrems, ha in precedenza criticato la DPC per una “comprensione estremamente scarsa delle disposizioni di diritto sostanziale del GDPR”.
Ben consapevole delle carenze nell’applicazione delle norme in Irlanda, Google ha tentato (senza successo) di sostenere che l’autorità di vigilanza irlandese fosse competente a gestire il caso. Solo questo ha contribuito a prolungare enormemente la durata del caso.
Prossimi passi per YouTube
YouTube ha ora quattro settimane di tempo per fornire una versione accurata e intuitiva dei dati personali richiesti. Nel frattempo, Google si riserva la possibilità di presentare ricorso contro la decisione del DSB.
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