
Dopo l’enorme successo della PlayStation 1, gli sviluppatori di videogiochi di tutto il mondo hanno colto con entusiasmo l’opportunità di creare titoli accattivanti per la PlayStation 2. Il mondo dei giochi di ruolo giapponesi (JRPG) non ha fatto eccezione, vedendo nella seconda console di Sony un terreno fertile per la crescita creativa e un grande passo avanti verso la grafica 3D.
PlayStation 2 ha visto la nascita di numerosi JRPG di grande successo, mentre altri hanno subito significative trasformazioni tecnologiche. Molti di questi titoli hanno introdotto funzionalità innovative che avrebbero plasmato il settore per gli anni a venire, mentre alcuni hanno faticato ad adattarsi alle tendenze emergenti.
Questo articolo vi guiderà attraverso una selezione di iconici JRPG per PS2. La selezione comprende franchise che continuano a prosperare ancora oggi, serie che hanno raggiunto il loro apice su questa console e altre che sono finite nell’oblio dopo i loro ultimi capitoli su PS2.
Unitevi a me per svelarvi la mia top 10 dei giochi JRPG per PS2, classificati in base al mio gusto personale, dando priorità all’impatto culturale e tecnico di ogni titolo sul panorama videoludico.
Per chiarezza, includerò solo un gioco per ogni serie.
10 Galassia Ribelle
Un po’ troppo impegnativo per i miei gusti, ma è un gran gioco

Devo ammettere che ho iniziato questa lista con una scelta un po’ controversa: pur apprezzando Rogue Galaxy (avendo ottenuto un trofeo di platino in circa 80 ore), lo trovo eccessivamente ambizioso. La sua grafica mozzafiato e le sequenze immersive sono in qualche modo offuscate da un sistema di gioco contorto.
La narrazione inizia con Jaster Rogue, un protagonista ridotto in schiavitù sul pianeta Rosa, che inavvertitamente si unisce a una ciurma di pirati scambiata per un famoso cacciatore. Come tipico dei JRPG, questo trampolino di lancio lo catapulta in una missione per salvare l’universo.
Sebbene la trama sia inizialmente credibile e rispetti la sospensione dell’incredulità del pubblico, presto degenera, introducendo colpi di scena inutili che pongono un’enfasi eccessiva sul personaggio principale.
Questo concetto di eccesso si applica anche al gameplay. Quello che era nato come un semplice action RPG con un sistema di fusione di armi infinito si è trasformato in un’esperienza sfaccettata, aggiungendo minigiochi come la cattura di insetti e ampi elementi di raccolta che sembrano più obblighi che opzioni. In definitiva, Rogue Galaxy incarna il detto secondo cui a volte meno è meglio.
9 Disgaea: L’ora dell’oscurità
Tempismo comico al punto giusto

Se i tratti distintivi di un gioco di ruolo di successo includono un protagonista egocentrico, elementi narrativi comici, danni ingenti e un gameplay strategico, allora potrei descrivere qualsiasi capitolo della serie Disgaea. Eppure, è stato il capitolo inaugurale a lasciare il segno tra gli appassionati di giochi di ruolo tattici.
Disgaea è famoso per la sua capacità di raggiungere livelli e danni astronomici, un fatto apprezzato da molti, anche se spesso porta a un gameplay troppo grind, con mio grande disappunto.
Per i giocatori più occasionali, Disgaea: Hour of Darkness offre un intrattenimento di tutto rispetto grazie alla sua narrativa avvincente. I giocatori seguono Laharl nel suo viaggio per succedere al padre come Signore degli Inferi, in compagnia di un vivace cast di personaggi eccentrici.
Se quello che cerchi è il gameplay puro, puoi puntare a portare i tuoi personaggi al livello 9999, reincarnarli e aumentare costantemente il loro potere, il che promette ore di divertimento.
8 Respiro di Fuoco: Quartiere del Drago
Amala o odiala, è sempre un soffio di fuoco

Certo, Breath of Fire: Dragon Quarter è spesso considerato il capitolo che ha portato al declino della serie, privandola della sua identità e imponendo meccaniche non convenzionali al tradizionale formato JRPG. Eppure, il mio apprezzamento per lui rimane intatto.
Avendo già incoronato Breath of Fire III come il mio gioco di ruolo preferito in assoluto, avrei potuto facilmente nutrire un’intensa ostilità nei confronti di Dragon Quarter a causa delle sue nette divergenze. Tuttavia, posso valutare il gioco indipendentemente dai suoi predecessori.
Dragon Quarter si distingue per il suo sistema di combattimento unico, semplice da comprendere ma impegnativo da padroneggiare. Combina elementi di gioco in tempo reale e a turni, introducendo al contempo una controversa meccanica di D-Counter, in cui un’eccessiva trasformazione del drago può portare a un game over immediato.
La narrazione incorpora abilmente un aspetto roguelite, premiando i giocatori al reset con un D-Ratio aumentato per sbloccare elementi narrativi aggiuntivi. In sostanza, Dragon Quarter abbraccia l’idea del riavvio, presentandolo come parte integrante dell’esperienza, un aspetto che potrebbe alienare i fan di lunga data.
7 Cuori Ombra: Patto
Il JRPG meno giapponese

Il concetto di JRPG è spesso associato ai giochi sviluppati in Giappone, ma contesto che incarni un sottogenere ricco di elementi distintivi della cultura giapponese, a prescindere dalle origini dello sviluppatore. Questo solleva una domanda stimolante: che dire di un gioco di ruolo giapponese che si discosta completamente dalle sue radici culturali, come Shadow Hearts? Si tratta semplicemente di un gioco di ruolo?
Entrambi i titoli iniziali della serie Shadow Hearts sono ambientati in Europa, Russia e Cina, ma si discostano significativamente dai tipici stilemi dei JRPG. La serie integra combattimenti a turni con meccaniche di gioco a tempo e una manciata di entità demoniache ispirate al folklore, ma oltre a questo, si avventura in territori unici.
Shadow Hearts si distingue perché abbraccia temi horror basati su eventi storici, come la prima guerra mondiale. La narrazione presenta elementi comici inaspettati, intrisi di colpi di scena soprannaturali che la mantengono avvincente.
Consiglio di iniziare con Shadow Hearts: Covenant, saltando il suo predecessore, Koudelka, per godere appieno della profondità e dell’originalità che questo gioco ha da offrire.
6 Star Ocean: Fino alla fine del tempo
Il migliore della serie

C’è chi sostiene che ogni titolo di Star Ocean sia un solido 7, forse il migliore che tu abbia mai visto. Anche se può sembrare un’affermazione sprezzante, è sorprendentemente corretta. Da appassionato sostenitore della serie, non posso fare a meno di sperare in una nuova aggiunta da parte di Square Enix, anche se capisco se scelgono di lasciare il franchise invariato.
I giochi di Star Ocean intrecciano tipicamente la fantascienza con elementi fantasy medievali, e il terzo capitolo, Till The End Of Time, non fa eccezione. La trama segue Fayt, la cui vacanza si trasforma in una cospirazione intergalattica, al fianco di membri del gruppo ben sviluppati provenienti da vari mondi. Nonostante le controversie, il finale rimane un argomento di dibattito, ma la storia rimane avvincente dall’inizio alla fine.
Il gioco si distingue per il miglioramento della meccanica di creazione degli oggetti e per la sua integrazione con un sistema di combattimento raffinato. Il passaggio al 3D ha migliorato significativamente il combattimento, mentre dettagli di gioco particolari, come la possibilità di morire quando i PM raggiungono zero, hanno contribuito ad aumentarne la profondità.
A mio parere, Star Ocean: Till The End Of Time è l’apice della serie, nonostante i suoi difetti. Riconosco che il remake, Star Ocean The Second Story R, sia un adattamento moderno e con meccaniche superiori, ma se siete fan della serie e non avete giocato a questo terzo capitolo, vale la pena esplorarlo.
5 Racconti dell’Abisso
La sinfonia è ancora meglio

Sebbene io nutra un certo affetto per Tales of Symphonia, la cui uscita su PS2 è stata limitata in Giappone, mi sento in dovere di riconoscere Tales of the Abyss per la sua disponibilità globale sulla piattaforma.
Nonostante le sue imperfezioni, Tales of the Abyss si guadagna il suo posto grazie alla sua narrazione avvincente. Da giocatore, mi sono spesso ritrovato a voler scuotere Luke, il protagonista, per la frustrazione. Tuttavia, il suo arco narrativo è significativo e svolge una funzione essenziale nella trama, contribuendo a una storia ricca che esplora temi elementari, tra cui la scoperta di un settimo elemento cruciale: il suono.
Fedele alla tradizione della serie, lo sviluppo dei personaggi è al centro dell’attenzione, mostrando come le dinamiche del gruppo si evolvono e interagiscono, in particolare attraverso la deliziosa sezione sketch. Con una solida struttura narrativa, Tales of the Abyss offre un’esperienza che si distingue dai suoi contemporanei.
Il sistema di combattimento utilizza il classico Linear Motion Battle System, introducendo la modalità “Free Run”, che permette ai personaggi di muoversi liberamente in un ambiente 3D. Grazie anche all’innovativa meccanica “Field of Fonons”, in cui il posizionamento dei personaggi influenza l’esito di incantesimi e abilità, il combattimento rimane avvincente.
4 persone 3
La morte ha il suo fascino

Persona 3 ha segnato l’inizio dei Social Link nei JRPG. Sebbene i titoli precedenti potessero presentare meccaniche relazionali, è stato questo gioco a renderle autenticamente popolari, spingendo i giocatori a interagire con i PNG e a scoprire le loro complesse storie passate.
Sebbene alcuni possano sostenere la superiorità di Persona 4, la mia scelta propende per Persona 3 per il suo profondo significato culturale, nonostante la natura a volte estenuante del suo dungeon, il Tartaro. Questo ciclo di gioco incoraggia i giocatori a esplorare la varietà di incarnazioni di Persona e le loro applicazioni strategiche attraverso il sistema “One More Turn”, premiando chi riesce a sfruttare le debolezze del nemico.
Tuttavia, i giocatori sono attratti da Persona principalmente per la sua intensità narrativa e la complessità dei temi, con Persona 3 che approfondisce il concetto di morte. La storia si dipana con strati di intrigo, svelando misteri fin dall’inizio, come il ragionamento dietro i nostri risvegli notturni e la capacità di evocare le Persona. In definitiva, il viaggio emotivo presentato è uno dei più d’impatto del genere.
3 Kingdom Hearts II
Il potere dell’amicizia più forte di sempre

Sebbene io non sia un appassionato di gioco d’azzardo, la fusione tra Disney e Final Fantasy è stata una scommessa che nessuno si aspettava avrebbe avuto successo, eppure Kingdom Hearts ci è riuscito in modo impressionante.
Il Kingdom Hearts originale era accattivante, ma rovinato da problemi di gameplay, tra cui movimenti dei personaggi e inquadrature della telecamera poco fluide. Kingdom Hearts II ha risolto questi difetti ed è ampiamente riconosciuto, anche da me, come il miglior titolo della serie.
La storia è innegabilmente intricata, incentrata sui temi dell’amicizia, della luce e dell’oscurità e caratterizzata da interazioni memorabili, in particolare tra Squall e Paperino. La narrazione può diventare contorta, ma trovo piacere nel viaggio, abbracciando le avventure con il mio Keyblade.
Le meccaniche di gioco sono state notevolmente migliorate, con innovazioni come i Comandi di Reazione che si adattano in base al nemico incontrato, elevando la formula del gioco di ruolo d’azione. I sistemi di crafting, l’esplorazione del mondo e gli oggetti collezionabili migliorano l’esperienza di gioco complessiva, rendendolo una vera delizia per gli appassionati di JRPG.
2 Dragon Quest VIII: L’avventura del Re Maledetto
L’evoluzione naturale dei JRPG

Prima di immergermi in Dragon Quest VIII, la mia esperienza con la serie era sporadica. Avevo provato a giocare al settimo capitolo su PS1, ma non riuscivo a entrare in sintonia con la visuale in prima persona. Tuttavia, giocando a Dragon Quest VIII su PS2, ho scoperto un nuovo interesse nel vedere i miei personaggi in azione durante i combattimenti, il che ha aggiunto emozione, nonostante il suo sistema a turni piuttosto semplice.
Il sistema di progressione del personaggio, che consentiva lo sviluppo di varie abilità e il potenziamento delle armi, aggiungeva un tocco coinvolgente al gameplay tradizionale.
Ciò che mi ha davvero legato a Dragon Quest VIII è stata la sua trama avvincente. Seguire il viaggio di un protagonista silenzioso e dei suoi compagni maledetti in cerca di redenzione e avventura ha creato un legame emotivo che risuona ancora oggi. Sia Dragon Quest VIII che il suo successore, Dragon Quest XI, occupano un posto speciale nel mio cuore, rendendo difficile scegliere un preferito.
1 Final Fantasy X
Final Fantasy a turni funziona ancora

Sebbene il mio titolo di Final Fantasy preferito sia attualmente Final Fantasy XIV, ci è voluto del tempo perché questa preferenza si cristallizzasse; quindi, spesso considero Final Fantasy X la mia scelta definitiva. Inizialmente, ero appassionato di Final Fantasy IX, a dimostrazione della mia affinità per i titoli più magici e a tema medievale.
È un piacere innegabile vedere Square offrire una delle migliori narrazioni dell’industria videoludica attraverso un formato da cui sembra essersi allontanata. Pur avendo evoluto i propri sistemi di combattimento, vedere Final Fantasy X adottare un modello a turni quasi classico (sebbene con elementi a turni condizionati) è piacevolmente nostalgico.
Tuttavia, il mio amore incondizionato per Final Fantasy X nasce dalla sua ricca narrazione e dal modo in cui la prospettiva di Tidus immerge efficacemente i giocatori nel vibrante mondo di Spira. Da nuovi arrivati, esploriamo questo universo sconosciuto al suo fianco, creando legami e imparando ad apprezzarne la profondità e la bellezza.
Potrei facilmente scrivere un intero articolo dedicato alla mia ammirazione per Final Fantasy X, un titolo che occupa un posto speciale nel mio cuore, come un caro membro della famiglia con cui ho condiviso momenti indimenticabili.
Non sostengo un ritorno rigido a uno stile esclusivamente a turni per i futuri titoli di Final Fantasy. Vorrei piuttosto che Square accettasse il rischio, promuovesse l’innovazione e tessesse storie che rimangano impresse nel cuore dei giocatori, senza soccombere alle pressioni delle tendenze di mercato e alle aspettative degli azionisti.
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