Come Nosferatu ha utilizzato un comune tropo horror che di solito funziona (ma ha fallito)

Come Nosferatu ha utilizzato un comune tropo horror che di solito funziona (ma ha fallito)

Nosferatu di Robert Eggers è un’aggiunta sorprendente al genere horror gotico, che mette in mostra lo stile e l’abilità distintivi del regista. Tuttavia, è degno di nota che un tropo horror prevalente ne diminuisca in qualche modo il fattore paura generale. Mentre Eggers si discosta dalla narrazione originale verso la fine del film, questo cambiamento non sminuisce il successo del film. Infatti, Nosferatu ha raggiunto un traguardo notevole facendosi strada verso la vetta dei film horror con i maggiori incassi, affermandosi come il progetto di Eggers di maggior successo commerciale fino ad oggi, eclissando sia The Northman che The Lighthouse . La sua impressionante performance al botteghino è particolarmente encomiabile, considerando la presenza di uscite cinematografiche ad alto budget concorrenti.

Diversa dall’iconico film muto del 1922, la resa di Nosferatu di Eggers trae molto dal suo predecessore, Nosferatu: A Symphony of Horror . Il regista arricchisce il racconto con una vasta gamma di tradizioni sui vampiri provenienti da varie fonti, tra cui un’intrigante rivisitazione di Dracula, che gli consente di intrecciare i suoi elementi narrativi unici. Una delle differenze più evidenti è la rivisitazione dell’aspetto del conte Orlok.

La strategia promozionale di Nosferatu: il mistero del vampiro di Skarsgård

Creare suspense: la visione di Eggers per il conte Orlok di Skarsgård

Bill Skarsgård nel ruolo del Conte Orlok
Emma Corrin terrorizzata in Nosferatu
Lily Rose Depp terrorizzata in Nosferatu
Lily Rose Depp in una scena agghiacciante di Nosferatu
Una scena drammatica di Nosferatu

È interessante notare che il pubblico è stato presentato per la prima volta a Orlok di Bill Skarsgård solo dopo che il film ha festeggiato la sbalorditiva cifra di 135 milioni di dollari di incassi al botteghino. Nascondere personaggi chiave durante le campagne promozionali è una mossa strategica spesso impiegata nel genere horror. Un caso esemplare del successo di questa tecnica si vede in Longlegs di Nicolas Cage . Tuttavia, stimare l’efficacia dello stesso approccio in Nosferatu è difficile. Lo stesso Skarsgård ha acceso l’entusiasmo dichiarando che Orlok è stata “la performance più spaventosa della [sua] carriera”, ma un’analisi più attenta della sua interpretazione solleva interrogativi sull’efficacia di questa tattica di marketing.

Il climax del film offre uno sguardo più dettagliato su Orlok, sottolineandone i tratti inquietanti, come la pelle deteriorata e gli artigli allungati. Mentre Nosferatu potrebbe aver superato Longlegs al botteghino, è innegabile che la rivelazione di Orlok non abbia soddisfatto del tutto le elevate aspettative create dal clamore del marketing. Nonostante l’ampio gore, la rappresentazione di Orlok non attinge ai livelli più profondi di paura che il pubblico potrebbe aspettarsi. Il genere dei vampiri continua a evolversi e i registi sperimentano continuamente nuove strategie per evocare la paura, come si è visto nella sua trasformazione nel corso dell’ultimo secolo.

Il nucleo della paura: la semplicità in Nosferatu: una sinfonia di orrore

Il conte Orlok (Max Schreck) incombe sulla sua vittima nel film muto Nosferatu del 1922

Nosferatu: A Symphony of Horror rimane un esempio per eccellenza di eccellenza cinematografica, spesso considerato uno dei film muti più influenti mai realizzati. La sua assenza di dialoghi amplifica la suspense e favorisce un’atmosfera inquietante che mette in mostra in modo efficace l’orrore visivo di Orlok. Questa semplicità funge da potente strumento, consentendo a Max Schreck di incarnare una creatura davvero inquietante, esaltata dallo stile espressionista distintivo del film e dalle scenografie inquietanti caratteristiche del cinema di inizio XX secolo.

Mentre la rappresentazione di Skarsgård conferisce profondità vocale all’iconico vampiro, l’iterazione del 1922 di Orlok offre un terrore più viscerale e realistico che risuona a lungo dopo la conclusione del film. In particolare, il personaggio di Orlok nel film originale è definito dai suoi tratti mostruosi: denti affilati, simili a quelli dei roditori, una schiena curva e un viso inquietantemente scarno. Questa caratterizzazione, unita ai limiti della prima tecnologia cinematografica, conferisce all’Orlok di Schreck una presenza significativamente più spaventosa rispetto alla sua controparte moderna.

In sintesi, nonostante l’interpretazione vocale di Skarsgård in Nosferatu sia encomiabile, l’agghiacciante eredità del film del 1922 continua a gettare una lunga ombra sulle interpretazioni contemporanee, amplificando la paura persistente insita nel mito dei vampiri.

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