
I tentativi di Hollywood di adattare gli anime classici in film live-action spesso lasciano i fan delusi. Tra questi adattamenti, Ghost in the Shell (2017), con Scarlett Johansson, si distingue come un esempio particolarmente irritante. Con l’enorme popolarità degli anime, non sorprende che Tinseltown si sforzi di tradurre queste amate narrazioni per il pubblico occidentale. Sfortunatamente, questi sforzi, simili a quelli visti negli adattamenti di libri e videogiochi, spesso falliscono, non riuscendo a onorare il materiale originale e alienando i fan di lunga data.
Prendete l’adattamento live-action di Death Note ; sembrava affrettato e privo della profondità che la sua premessa oscura meritava. Nel frattempo, Alita: Battle Angel ha mostrato effetti visivi sbalorditivi e performance impressionanti, ma è stato appesantito da una sceneggiatura prevedibile e da elementi CG sconcertanti. Inoltre, la serie live-action Cowboy Bebop ha perso la stravagante essenza distopica dell’originale e, sebbene sia riuscita a catturare parte del divertimento dell’ensemble, non è riuscita a replicare il cuore che si è connesso così profondamente con il pubblico. Tuttavia, nessuno di questi adattamenti può competere con la totale delusione offerta dalla versione del 2017 di Ghost in the Shell.
Ghost In The Shell meritava un adattamento live-action superiore
Il remake del 2017: un’imitazione mediocre

Ambientato sullo sfondo di una tentacolare New Port City nel 2029, Ghost in the Shell presenta un’avvincente narrazione tech-noir incentrata sulla ricerca da parte dell’ufficiale cibernetico Motoko Kusanagi di un misterioso hacker noto come “Puppet Master”.Mentre la storia principale è relativamente semplice, le sue immagini cyberpunk rivoluzionarie e la profonda esplorazione tematica dell’identità personale sono ciò che eleva il film originale del 1995 allo status di icona. Purtroppo, il remake del 2017 è una mera rielaborazione del racconto originale, che elimina gran parte della brillantezza estetica e della profondità tematica che hanno reso esemplare il primo film.
La disparità nell’accoglienza della critica è significativa: la versione del 2017 ha ottenuto solo il 43% su Rotten Tomatoes, in netto contrasto con l’impressionante valutazione del 95% dell’originale.
È interessante notare che un’interpretazione live-action non ufficiale quasi perfetta è stata realizzata quasi due decenni prima. I Wachowski, che hanno apertamente riconosciuto la significativa influenza di Ghost in the Shell su Matrix, hanno catturato con successo sia la sua sbalorditiva estetica cyberpunk che il suo ricco contenuto tematico. In confronto, i fan di Ghost in the Shell farebbero meglio a riguardare l’originale Matrix piuttosto che sottoporsi al deludente remake.
Cosa è andato storto con il live action Ghost in the Shell di Scarlett Johansson
Immagini poco ispirate e scelte di casting controverse

Sebbene l’adattamento del 2017 tenti di rispecchiare la narrazione originale, lo fa con effetti visivi poco brillanti. Mentre l’originale Ghost in the Shell ha stabilito un’estetica rivoluzionaria, il remake si limita a rigurgitare le scelte stilistiche dei film di fantascienza contemporanei del 21° secolo. L’illuminazione vivida e intrigante dell’originale è notevolmente assente, anche se l’adattamento live-action utilizza configurazioni di illuminazione autentiche.
Una controversia significativa che circonda il film riguarda le sue scelte di casting. Il film originale aveva un cast tutto giapponese, ma il remake presenta prevalentemente attori bianchi in ruoli chiave. Sebbene includa alcuni attori secondari giapponesi, come “Beat” Takeshi Kitano e Yutaka Izumihara, la decisione di scegliere Johansson, un’attrice bianca, per il personaggio principale Motoko Kusanagi ha scatenato una forte reazione negativa.
Immaginare un adattamento live-action migliore di Ghost in the Shell
Le insidie di un semplice remake

I futuri adattamenti live-action di Ghost in the Shell dovrebbero evitare di limitarsi a raccontare la storia originale, che rimane un capolavoro senza tempo. Il pubblico ha già accesso al classico del 1995 per un’esperienza diretta del confronto di Motoko con il burattinaio. L’errore fondamentale dell’adattamento del 2017 è stata la decisione di replicare una narrazione già raccontata alla perfezione, relegandola allo status di copia inferiore.
Invece, un nuovo adattamento potrebbe addentrarsi nell’universo espansivo di Ghost in the Shell, potenzialmente andando oltre Motoko ed esplorando altri personaggi avvincenti. Un simile approccio potrebbe produrre un panorama narrativo fresco e innovativo. Sarebbe anche emozionante vedere un progetto live-action che si allinei più da vicino al manga originale, simile al prossimo adattamento live-action di Akira di Taika Waititi. Inoltre, una serie live-action ispirata a Ghost in the Shell: Stand Alone Complex potrebbe esplorare in modo creativo i ricchi elementi tematici e l’ambientazione del franchise.
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