E se…? Stagione 3: un cambio di prospettiva
Dopo l’esilarante finale di What If… ?, è diventato sempre più evidente che la serie ha trasceso il suo formato antologico originale. Gli spettatori hanno potuto godere di accattivanti frammenti di amati eroi delle varianti multiversali, tutti sotto lo sguardo vigile del Watcher, che ora è stato ufficialmente chiamato Uatu.
Attenzione: seguono spoiler sulla terza stagione di What If…?, incluso il finale.
Il ruolo di Uatu: evoluzione e impatto
Uatu è stato una figura centrale in What If…? sin dal suo inizio, fungendo sia da narratore che occasionalmente da personaggio fondamentale che interviene nel multiverso. Il suo coinvolgimento iniziale lo ha visto assemblare un improbabile gruppo di eroi per ostacolare la distruzione dell’umanità. Tuttavia, quando la terza stagione è giunta alla conclusione, è diventato chiaro che lo show era, in effetti, il viaggio di crescita di Uatu, con i racconti multiversali che fungevano da narrazioni supplementari arricchenti.
Sebbene abbia apprezzato l’esplorazione della storia personale di Uatu, in particolare il suo conflitto con l’Eminenza, la sua figura di mentore, lo spostamento verso una narrazione più personale ha suscitato alcuni sentimenti contrastanti riguardo all’impatto complessivo di What If…?
L’ambiziosa impresa della Marvel: un’accoglienza mista
Ci sono stati momenti in cui ho trovato What If…? l’impresa più audace e fantasiosa della Marvel, ma altri episodi, come la peculiare trama con Darcy Lewis e Howard the Duck, mi hanno fatto mettere in discussione le scelte creative dietro di loro. Mentre ci sono stati aspetti che ho apprezzato sinceramente, in particolare gli archi narrativi che coinvolgono Stephen Strange, è evidente che la serie ha fatto fatica a definire la sua identità di base.
Inizialmente concepita come un’antologia, la narrazione cambiò una volta che il Capitano Carter emerse come personaggio ricorrente, portando a speculazioni sul fatto che la sua storia dovesse essere il punto focale. Alla fine, sembrò che la serie avesse mirato a intrecciare il suo viaggio con quello di Uatu, mostrando la loro crescita reciproca. Al momento del finale, era inequivocabile: What If…? riguardava fondamentalmente l’Osservatore che scopriva la sua connessione con l’umanità e i suoi eroi, culminando nel suo eventuale intervento.
Sviluppo del personaggio: opportunità perse
Il problema lampante, tuttavia, è che l’arco narrativo del personaggio di Uatu ha iniziato a prendere forma solo negli ultimi tre episodi. Prima di allora, aveva svolto principalmente il ruolo di osservatore passivo, il che ha sminuito sia la completezza delle narrazioni multiversali sia la profondità dello sviluppo di Uatu. Sebbene la Marvel abbia tentato un duplice approccio alla narrazione, ha lasciato entrambi gli aspetti poco esplorati. Desideravo ardentemente una maggiore elaborazione sugli eroi multiversali e un’immersione più profonda nell’evoluzione di Uatu. Una narrazione più chiara riguardo alla sua identità avrebbe amplificato il peso emotivo della sua evoluzione dall’anonimato al coinvolgimento.
Un’ultima riflessione su cosa succederebbe se…?
Mentre What If…? si conclude ufficialmente, diventa evidente che sarebbe stato più incisivo se la serie avesse presentato la storia di Uatu fin dall’inizio. Se le sue lotte interiori e il significato del suo patto fossero stati intrecciati nella narrazione fin dall’inizio, avrebbe potuto offrire un’esperienza più coesa. Sebbene Uatu abbia fatto parte della serie sin dal suo inizio, non si è affermato come personaggio principale fino al culmine del finale. A quel punto, sembrava troppo tardi per una comprensione trasformativa del suo personaggio, il che è deplorevole date le profonde domande con cui si confronta, come il suo profondo legame con l’umanità nonostante i suoi vasti poteri cosmici.
Mentre prevedo il ritorno di Uatu in progetti futuri come Avengers: Secret Wars , What If…? ha avuto i suoi successi così come i suoi ostacoli durante il suo viaggio. In definitiva, ci lascia con momenti preziosi, ma anche con la consapevolezza di cosa avrebbe potuto essere.
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