
Attenzione: questo articolo contiene spoiler sul film Companion. In una recente discussione, lo scrittore e regista Drew Hancock ha affrontato il futuro del film Companion, indicando esplicitamente che non è in cantiere un sequel. Il film, con Sophie Thatcher e Jack Quaid, ruota attorno a una coppia la cui fuga con gli amici in una baita isolata finisce nel caos dopo la rivelazione che uno degli ospiti è un robot compagno avanzato. L’impressionante cast include anche Lucas Gage, Megan Suri, Harvey Guillén, Rupert Friend, Jaboukie Young-White, Matt McCarthy e Marc Menchaca.
Perché non è previsto alcun sequel
In un’intervista con Inverse, Hancock ha elaborato la decisione, affermando, “La storia di Companion sembra completa così com’è.” Ha menzionato che se dovesse immaginare un sequel, seguirebbe la protagonista, Iris, che usa le sue nuove risorse per condurre una vita tranquilla. Tuttavia, ha notato che questa direzione diverge dalle tradizionali trame dei thriller. Hancock ha osservato:
“Ho raccontato la mia storia. Il mio seguito sarebbe tipo, lei se ne va, usa i 12 milioni di dollari per comprare una fattoria, e poi passa il resto della sua vita a coltivare la terra e a guardare il tramonto. Penso che Iris non stia cercando di creare una rivoluzione robotica. Vuole solo vivere momenti molto umani, e non penso che ci sia niente di più umano che godersi un tramonto.”
Cosa significa per Companion
Un impatto duraturo senza sequel

A differenza di molti film horror che prosperano grazie ai sequel grazie ai loro incassi al botteghino, la trama di Companion non si presta a ulteriori approfondimenti. L’assenza di un sequel non offusca il successo del film; anzi, ne sottolinea l’unicità. Il film ha ricevuto consensi per la sua premessa intrigante e il cast eccezionale. L’impegno di Hancock nel mantenere l’integrità artistica del film rispetto al potenziale guadagno finanziario è encomiabile e rispecchia l’approccio adottato da altri film horror indipendenti di successo.
Registi come David Robert Mitchell, noto per It Follows (2014), Jennifer Kent con The Babadook (2014) e Hereditary (2018) di Ari Aster hanno optato per narrazioni singolari nonostante la loro popolarità. Mantenendo Companion un film unico, Hancock si assicura che verrà celebrato per la sua forte narrazione piuttosto che come l’inizio di un franchise.
Mentre l’atto finale giunge al termine, molti personaggi principali incontrano la loro fine, lasciando solo il personaggio di Thatcher, Iris, pronto a un potenziale ritorno.
Inoltre, la conclusione del film offre vie limitate per la narrazione, concentrandosi principalmente sulla liberazione di Iris dal suo fidanzato manipolatore, Josh. Il potenziale per sviluppare ulteriormente il suo personaggio o esplorare la sua linea di robot potrebbe esistere, ma qualsiasi sequel potrebbe rischiare di minare il tema centrale di Iris che rivendica la sua agenzia. Nonostante ciò, l’accoglienza positiva del film al botteghino potrebbe influenzare le decisioni future.
Valutazione del successo autonomo di Companion
Una narrazione autoconclusiva

In un settore spesso caratterizzato da franchise tentacolari, Companion si distingue come una narrazione autosufficiente che prospera senza la necessità di un sequel. La determinazione di Hancock di mantenere il film come un lungometraggio autonomo ne sottolinea la forza come pezzo di narrazione indipendente. Sebbene alcuni spettatori possano desiderare un seguito, la celebrata originalità del film gli consente di mantenere una posizione sicura all’interno del genere.
Per ulteriori approfondimenti, guarda l’intervista completa su Inverse.
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