
La curiosità spesso ci porta su sentieri inaspettati e la mia recente esplorazione del video di Ben Shapiro sugli “8 migliori musical” non ha fatto eccezione. Inizialmente, avevo intenzione di criticare le sue opinioni sulle nomination agli Oscar, ma sono finito per essere affascinato, seppur perplesso, dal suo punto di vista sul teatro musicale.
In quanto laureato in Performance Theatre, porto con me una grande quantità di conoscenze e intuizioni personali nel mondo dei musical. Sebbene le mie opinioni non siano sempre in linea con la saggezza convenzionale, la mia comprensione della storia e dell’evoluzione del teatro musicale è radicata nello studio accademico e nell’esperienza pratica. Tuttavia, è stato difficile digerire l’affermazione di Shapiro secondo cui Rodgers e Hammerstein definiscono il panorama musicale “moderno”.In realtà, il loro impatto è stato fondamentale, segnando un’epoca significativa nota come “Golden Age” dei musical, piuttosto che ciò che si potrebbe considerare “moderno”.
Durante la sua presentazione, mi ha colpito una lampante consapevolezza: la prospettiva di Shapiro sul genere sembra fondamentalmente imperfetta. Ha espresso ammirazione per alcuni amati musical, ma il suo ragionamento ne ha minato il significato. Ad esempio, il suo affetto per “Ladies in Their Sensibilities” da Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street è stato particolarmente sconcertante; non è certo uno dei preferiti tra i fan di Stephen Sondheim. Le sue interpretazioni hanno spesso rivelato un’incomprensione delle stesse opere che affermava di apprezzare.
Inoltre, il commento di Shapiro su classici affermati come South Pacific non è riuscito a coglierne le complessità tematiche. Mentre celebrava Fiddler on the Roof, è significativo che uno degli aspetti più notevoli di Sondheim, la profondità e la critica inerenti al suo lavoro, apparentemente gli siano passati inosservati. L’ammirazione di Shapiro per Sondheim è particolarmente ironica, considerando le convinzioni progressiste del compositore che probabilmente si sarebbero scontrate con le opinioni di Shapiro.
Coinvolgimento nei musical oltre il godimento superficiale
Una caratteristica sorprendente delle selezioni di Shapiro è la loro incongruenza tematica con i suoi punti di vista. Prendiamo Sweeney Todd come esempio lampante; sospetto che si schiererebbe erroneamente dietro al giudice Turpin anziché cogliere le ambiguità morali del personaggio. Inoltre, l’analisi di Shapiro di Into the Woods ha dimostrato una preoccupante mancanza di comprensione della sua struttura narrativa e delle complessità liriche di Sondheim.
Il suo entusiasmo per West Side Story mi ha fatto mettere ulteriormente in dubbio il suo apprezzamento per il genere. Sebbene sia un adattamento di Romeo e Giulietta di Shakespeare, funge anche da profonda critica delle disparità razziali radicate nella cultura americana. Ignorare tale critica sociale rivela una visione semplicistica dei musical come mero intrattenimento.
È interessante notare che tutti i musical elencati da Shapiro sono stati scelti da un’epoca passata, senza includere opere di quella che apparentemente considera la fase “moderna” del teatro musicale.È essenziale riconoscere che, mentre Hammerstein ha cambiato le regole del gioco con Show Boat e ha contribuito al concetto di “musical da libro”, entrambi i compositori sono scomparsi molto prima degli anni ’80. La loro eredità ha plasmato il teatro musicale, ma non dovrebbe dettarne il panorama attuale. Un cenno a questo fatto potrebbe illuminare la comprensione di Shapiro.
In definitiva, questa lista curata di musical ha rivelato non solo una mancanza di profondità nel gusto di Shapiro, ma anche un’indicazione dei suoi limiti creativi. Mentre alcuni musical potrebbero aver sfidato le norme sociali del loro tempo, molte delle sue selezioni rasentano il tradizionale, spesso colorate da fondamenti razziali, un riflesso della sensibilità poco stimolante di Shapiro.
Lascia un commento